La crisi sociale giovanile ha radici profonde


Nella notte tra il 23 e il 24 novembre, Ramy Elgaml, 19 anni, è morto cadendo dallo scooter su cui si trovava con l'amico Fares Bouzidi mentre scappavano da una volante dei Carabinieri. Secondo le prime ricostruzioni, non ci sarebbe stato nessun contatto con la macchina dei carabinieri come inizialmente pensato. Fares Bouzidi, che era alla guida del TMax, tuttora ricoverato al San Carlo, è sotto indagine della Procura di Milano. Anche il vice brigadiere che era alla guida della volante è indagato.

A seguito di questa tragedia, la comunità di Corvetto - di cui era appartenente Ramy - ha cominciato una serie di atti di vandalismo e proteste nei confronti sia dei Carabinieri che delle istituzioni in particolare sul tema della sicurezza a Milano. Alcuni giorni fa è stata organizzata una fiaccolata in ricordo di Ramy alla quale però la famiglia non ha voluto partecipare. 


L'incidente stradale e le successive proteste hanno aperto molti temi sensibili delle grandi città come Milano, in particolare quelli della sicurezza e il degrado urbano. Molti quartieri che si trovano poco fuori il centro-città versano in situazioni degradanti e in stato di parziale abbandono da parte del comune, in particolare sul tema giovanile e delle attività culturali. 

Negli ultimi anni, il tema della dispersione dei ragazzi è sempre più al centro del dibattito pubblico. Gli adolescenti si avvicinano al mondo del crimine e in generale a quello “della strada” e non stupisce che molti di questi ragazzi provengano dai quartieri che in parte hanno portato Milano a essere la città più pericolosa d'Italia.


Perché spesso questi quartieri diventano teatro di crimini e reati commessi dai più giovani?

Non si può rispondere a questa domanda con una risposta precisa e unica. Tuttavia, si può partire analizzando il contesto in cui avvengono questi reati e in cui vivono i ragazzi.

Secondo i dati ISTAT pubblicati a giugno 2024, i quartieri con il tasso più basso di occupazione nella fascia d’età 20-64 anni rispetto ai residenti sono prevalentemente quelli al confine del comune (escluse eccezioni come Duomo e Brera in centro).



Tuttavia, per quanto riguarda il tema dei reati commessi da minori, basandosi sui dati forniti dal Ministero dell’Interno, il trend negli anni è più o meno costante con un leggero calo nell’ultimo anno dopo due anni di crescita.



Il tema è strettamente legato a quello della dispersione giovanile, la quale allontana sempre più i giovani da punti di riferimento come la scuola o il sistema d'istruzione in generale. L'uscita precoce dal sistema d'istruzione infatti è molto alta nei quartieri di periferia. I dati a livello nazionale pongono l’Italia tra i primi paesi per abbandono scolastico in UE con il 13.5% nel 2019.




Allo stesso tempo, molti di questi quartieri hanno anche un elevato numero di NEET (giovani che non studiano e non lavorano) che pongono i ragazzi e le ragazze ai margini della società.




I motivi per cui molti giovani si ritrovano a commettere reati o ad appartenere a piccole organizzazioni criminali (conosciute anche come baby gang) sono diversi. Tuttavia, la condizione sociale in cui sono inseriti li pone come emarginati ed è il punto di partenza per la formazione di strutture criminali e su cui fanno leva le già presenti organizzazioni mafiose nei quartieri di periferia.



Ramy era un ragazzo italiano di seconda generazione e questo è stato il fattore scatenante di una serie di commenti e constatazioni che hanno aperto un dibattito mediatico sul tema “migranti e integrazione”. I ragazzi che non sono nati in Italia o che lo sono, ma figli di migranti, diventano protagonisti di un dibattito in cui non hanno voce in capitolo e, nella maggior parte dei casi, ne escono solo feriti, senza aver trovato un’identità propria: per alcuni non sono italiani perché non abbastanza integrati ma non sono stranieri perché non vivono nel loro paese. I giovani diventano quindi, come dice Don Gino Rigoldi (ex cappellano del carcere minorile Beccaria) in un'intervista per Il Giorno, "bisognosi di impresa per dimostrare a sé stesso e al mondo di esistere, con un passato e un presente di povertà ed emarginazione". Nella testa dei ragazzi nasce l'odio, la rabbia verso qualcosa, verso un nemico che non esiste fisicamente e concretamente. A tal proposito, Don Gino commenta: "Poi c’è il gruppo, che è l’elemento che gli dà forza, e il partire verso i nemici. I nemici immaginari, che sono tutto il mondo, poi si identificano – perché c’è bisogno di identificarli – con quelli del quartiere di là, quelli che si vestono a un certo modo".



Le cause della violenza, della rabbia e dei reati commessi dai giovani ragazzi dei quartieri periferici di Milano, non sono da ricercare nell'origine etnica dei singoli, alimentando quella divisione e quelle esclusioni che hanno creato le condizioni affinché si formassero questi fenomeni. Le cause sono in parte da ricercare nella mancanza di figure di riferimento, del sistema scolastico o di strutture sociali per i più giovani. Nel rapporto dell'Osservatorio povertà educativa della fondazione Openpolis, viene espressamente scritto come "La presenza di forti reti sociali e di comunità siano un argine alla povertà educativa e ai rischi che attraversano i più giovani". I fenomeni di "devianza" non hanno, sempre secondo l'Osservatorio, una sola causa specifica trattandosi di un fenomeno multifattoriale. Il garante per l'infanzia nel 2019 in una relazione parlamentare diceva: "(…) la devianza è diventata trasversale: riguarda tutte le fasce di età, tutti i contesti di vita e tutte le classi sociali. Unanime, pertanto, l’analisi eziologica della devianza che, pur essendo multifattoriale, ha un denominatore comune nello sfaldamento dei legami familiari e del tessuto sociale e comunitario"

Tuttavia, un punto di partenza per comprendere i fenomeni di violenze e reati giovanili sono le condizioni sociali di vita. Il Centro studi europeo Nisida ha chiaramente sottolineato come: "Condizioni di degrado sociale e culturale, totale assenza di strutture sociali di aggregazione e prevenzione costituiscono terreno fertile per l’espansione della criminalità organizzata. La forza delle strutture criminali non si fonda soltanto sugli enormi patrimoni gestiti o sulle collusioni con le istituzioni politiche ed economiche ma anche sulla possibilità di controllare intere aree dove le strutture sociali primarie sono carenti." Le grandi organizzazioni criminali fanno leva sul deterioramento sociale che colpisce le zone più in difficoltà, trovando nuove leve nelle fasce giovanili, le più colpite dall’abbandono e il degrado.


Questi dati e queste testimonianze, dimostrano come il fenomeno delle violenze - in nessun modo giustificato - ha delle radici molto più profonde di quelle che spesso vengono proposte. Le soluzioni ai problemi dei giovani ragazzi che commettono reati, sono da ricercare nelle strutture sociali in cui vivono. Agendo su queste e facendo un lavoro di prevenzione alla devianza e alla dispersione giovanile, si creerebbe un terreno meno fertile per le attività criminali. Inoltre, l’aumento delle pene per i reati commessi dai più giovani, ha portato risultati negativi sul piano d’integrazione e occupazione nelle carceri, giunte al sovraffolamento anche nelle sezioni minorili e con una crisi gestionale mai vista prima.

Le carceri avrebbero il compito di rieducare e predisporre un reinserimento nella società, specialmente nel caso di minori. Tuttavia, questo obiettivo stabilito dalla Costituzione viene a mancare per una serie di fattori legati alla gestione carceraria fallimentare, a partire dal trattamento riservato ai giovani nel Beccaria. Ad aprile di quest’anno sono stati arrestati 13 agenti e sospesi altri 8 dal carcere minorile milanese con l’accusa di violenze sui detenuti.


Tutti questi dati sottolineano il grado di difficoltà che molte persone, specialmente giovani, si trovano a dover affrontare nei quartieri non troppo distanti dal centro. Il degrado sociale e urbano che caratterizza queste zone è ciò che permette di creare il terreno fertile affinché si creino marginalità, isolamento ed esclusioni per i giovani: un mix di ingredienti che ha portato la crisi sociale di oggi. I giovani rimangono, purtroppo, vittime di un sistema in cui per anni ha dominato l’indifferenza nei loro confronti.




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